S G U A R D O - C R I T I C O

Alighiero Boetti

«commistione»





Il Tutto, 1988-89, ricamo su tessuto, 255 x 595 cm, Courtesy Tornabuoni Art

«...penso di essermi posto in una situazione di ricerca, nel senso di un atteggiamento di attenzione e di curiosità che permette di vedere moltissime cose e di divertirsi molto con il mondo, dietro le cui apparenze stanno delle incredibili magie: magie delle parole, magie dei numeri...» 

La dimensione




In una prima fase, di pura percezione dell’opera, viene fuori un istinto di selezione di tutti gli oggetti collocati all’interno di questo spazio. Il processo più immediato per effettuare tale selezione è quello di riconoscere una profondità e, perciò, individuare quelli che sono gli elementi in primo piano e quelli invece collocati idealmente su una serie di piani successivi e sovrapposti. In questa commistione di oggetti e forme, più o meno riconoscibili, è quindi possibile immaginare di effettuare un processo mentale per il quale gli oggetti sono riconosciuti, tirati fuori e posti in uno spazio tridimensionale. La visualizzazione iniziale, più caotica, può quindi essere sviscerata e lasciare spazio ad un processo mentale di riordine e selezione, nel quale si può giocare a individuare connessioni tra i diversi elementi e anche effettuare una scelta tra questi. Questo tipo di azione, venutaci spontanea una volta posti di fronte all’opera, ci ricorda in qualche modo un processo basilare all’interno della progettazione architettonica: una mescolanza di variabili, necessità, obiettivi e principi, da individuare e selezionare, che possono presentarsi inizialmente, come una commistione di fattori e che andranno poi connessi e progettati.

I colori


fig.1



fig.2


Riprendendo il tema delle molteplici dimensioni e della profondità, che abbiamo percepito nell’osservare l’opera, abbiamo notato come la visualizzazione di una serie di livelli sovrapposti che compongono l’opera, sia leggibile nonostante gli elementi appartenenti ad uno stesso livelli non abbiano una coerenza nel colore. Per questo, infatti, abbiamo provato come primo tentativo, a giocare con le tonalità per verificare una variazione percettiva (fig.1), la quale si è effettivamente verificata, andando a dimostrare l’importanza nella scelta dei colori all’interno dell’opera originale. Infatti, si è creata un’immagine più caotica e nella quale la percezione della profondità risulta molto più difficile. Nel second caso (fig.2), invece, siamo andati a rimuovere i colori, definendo l’immagine con una scala di grigi. Lo sguardo a questo secondo esperimento mostra un’immagine monodimensionale, nella quale l’azione di riorganizzazione e selezione effettuata sull’opera originale, risulta praticamente impossibile. 



Maria Lai

«connessione»



Telaio in sole e mare, 1971, legno, acrilico e spago. 
New York, OlnickSpanu Collection


Esercizio grafico (fig.1)


L’opera è composta da diversi materiali, tra cui uno di quelli che rappresenta un tema ricorrente e molto importante per l’artista: il filo, usato come strumento di connessione e di espressione di un legame. In questa occasione, ragionando anche in riferimento ad altre opere di Maria Lai, si è proceduto andando graficamente a rimuovere questo elemento, per cercare, attraverso la sua assenza, di ragionare sulla ragione e sull’importanza del suo inserimento ai fini dell’espressività complessiva dell’opera. Nella fig.1 possiamo osservare come la percezione di quest’ultima cambi radicalmente. Gli elementi appaiono isolati, instabili e forse anche un po’ disordinati. Nell’opera originale invece, i fili danno forza e creano una struttura, raccontano di una ‘connessione’ dinamica, spaziale e aiutano a percepire l’opera in maniera organica e uniforme, in cui ogni parte è necessaria e legata alle altre. 

Concludiamo con una citazione di Maria Lai stessa, ritornando al concetto chiave degli esperimenti grafici e percettivi eseguiti per le due opere:

«...la vista non è ancora sguardo, è natura animale. Lo sguardo è costruzione umana, artificio, come la parola, la scrittura e ogni forma di arte» e ancora «l'opera d'arte non è solo il manufatto davanti al quale noi sostiamo, ma il rinascere dell'opera dentro chi la guarda».

Collaborazione con Laura Pelliccia.

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